«Non ho sentito le sue parole. Noi, ovviamente, le usiamo, eccome. Ricordo che siamo stati uno dei comuni ad essere dichiarato zona rossa. Abbiamo visto sul campo e sulla nostra pelle la pericolosità del virus, e la protezione sanitaria è utile e necessaria. Qui dobbiamo stare molto attenti. Abbiamo avuto, dal 21 febbraio al 18 maggio, 224 morti su 16mila abitanti, e pensi che nello stesso periodo del 2019 – senza il Covid – i defunti erano stati un’ottantina. Insomma i dati si sono impennati».
Quindi?
«Qui a Codogno la mascherina la portano tutti ma proprio tutti. E’ obbligatoria in qualsiasi luogo chiuso, all’aperto non lo è, ma specialmente gli anziani la portano sempre. Quando vai in campagna o a fare passeggiate in luoghi spaziosi si può evitare, ma giusto lì. Sennò, le regole sono regole ed evviva le regole. Sono quasi due mesi che non abbiamo casi di positività, e occorre continuare a preservarci in tutti i modi. Anche l’uso delle mascherine ha contribuito a questo risultato».
Salvini ha peccato di leggerezza allora l’altro giorno al convegno, con Sgarbi, dei negazionisti o dei relativisti?
«Non lo so, perché non c’ero. Io sono il primo a sperare che col tempo non ci sia più bisogno delle mascherine, intanto teniamole. Io confido, come ho fatto fin dall’inizio di questa tragedia che non dobbiamo minimizzare e non dobbiamo far diventare una psicosi, visto che ne stiamo ampiamente uscendo grazie agli sforzi di tutti, nel profondo senso di responsabilità dei cittadini. E non mi sembra che stiano mollando nella prudenza e nel controllo. Continuiamo a fidarci delle normative e affrontiamo tutti i problemi che, dopo l’emergenza, restano da risolvere. Sono tanti: c’è il tema delle scuole, del personale. C’è bisogno di risorse, ma soprattutto di regole chiare, che consentano agli enti locali di metterle a sistema, di muoversi per tempo».
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