In Italia ultimamente tutto ciò non esiste ed è invece sostituito da uno strano gioco che segue delle strane regole:
1) bombardare di critiche il Governo (e Conte) a prescindere dal suo operato;
2) criticare prima che avvengano i fatti o le azioni che si vogliono criticare;
3) criticare quei fatti, non ancora accaduti, o quelle azioni, ancora incompiute, che porterebbero consenso al Governo (e a Conte).
A questo proposito, il negoziato europeo sui fondi per la ripartenza post-Covid è stato un campo da gioco perfetto sul quale sbizzarrirsi. Da parte mia, non volendo essere da meno, mi sono divertito ad archiviare nel tempo i titoloni e i commenti più esilaranti per potervi illustrare meglio come (non) funziona questo strano gioco.
Così ad aprile, dopo che l’Eurogruppo e il Consiglio Europeo accolgono l’iniziativa italo-francese per la creazione di un Recovery Fund e prima ancora che la Commissione formalizzi una proposta, i nostri giornaloni più appassionati danno il via ai giochi primaverili, seguendo fedelmente le tre regole sopracitate.
L’Europa affonda l’Italia” (il Giornale, 10.4); “L’UE ce l’ha Mes in quel posto” (Il Tempo, 10.4); “Esecutivo costretto a ingoiare l’ennesima fregatura dell’Europa” (il Giornale, 24.4); “All’Italia solo i prestiti del Mes” (Il Tempo, 24.4). Tutti col fiato sospeso in attesa dell’imminente tragedia.
Tragedia che si sarebbe dovuta consumare durante i quattro giorni (e le quattro notti) di Consiglio Europeo, dove l’Italia (cioè Conte), al fianco di altri 21 Stati membri, si è dovuta battere contro le resistenze dei Paesi cosiddetti “frugali” per giungere a un accordo che almeno confermasse la proposta della Commissione sul Recovery Fund (750 miliardi complessivi, di cui 170 all’Italia tra sussidi e prestiti).
Ed ecco che i gufi della stampa (italiana) non perdono l’occasione per giocarsi un’altra partita a chi la spara più grossa (contro l’Italia), sperando come al solito che anticipando il fallimento esso si verifichi davvero.
Il bombardamento inizia dal primo giorno di negoziato: “Conte Dracula. In Europa è scontro, rischiamo di restare a secco” (il Giornale, 18.7); “Ue, l’Italia all’angolo” (la Repubblica, 18.7); “L’Europa detesta Conte” (Libero, 18.7). Prosegue il secondo giorno: “Europa, Conte flop” (il Giornale, 19.7); “Conte nel sacco, Italia beffata” (La Verità, 19.7).
Intanto l’Italia riceve sempre più supporto dagli altri leader europei e Conte non sembra arretrare di un millimetro. Si riparte il terzo giorno: “Fondi Ue ridotti per l’Italia” (Il Messaggero, 20.7); “Conte prende schiaffi” (La Verità, 20.7); “Conte con l’Europa sta sbagliando tutto” (Libero, 20.7).
All’alba del quarto giorno, il tragico verdetto: l’ammontare totale dei fondi rimane invariato (750 miliardi); la fetta più cospicua della torta sarà destinata all’Italia (209 miliardi), di cui 82 saranno contributi a fondo perduto (cifra rimasta invariata dalla proposta iniziale) mentre i prestiti aumentano da 90 a 127 miliardi.
In più, niente possibilità di veto da parte di singoli Paesi sulle riforme. E il Mes che ci avrebbero fatto ingoiare con la forza? Niente di più che una semplice alternativa per chi ne fosse (ancora) interessato.
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